Il giornalismo sta attraversando una trasformazione profonda. Se in passato bastava saper scrivere bene e porre le domande giuste, oggi al giornalista moderno si richiedono anche competenze tecniche, capacità analitiche e familiarità con strumenti digitali. Tra queste, un ruolo sempre più centrale è occupato dal data journalism, o giornalismo dei dati. Una disciplina che unisce l’inchiesta giornalistica all’analisi di grandi quantità di dati, con l’obiettivo di scoprire storie nascoste nei numeri. In questo contesto, strumenti apparentemente “da ufficio” come Excel diventano alleati fondamentali del reporter.
Cos’è il data journalism?
Il data journalism è una forma di giornalismo che utilizza dati quantitativi come fonte primaria per raccontare una notizia. Non si tratta solo di includere grafici in un articolo, ma di costruire un’intera inchiesta partendo da dataset, statistiche, fogli di calcolo, banche dati pubbliche o private. I dati vengono raccolti, analizzati, verificati, visualizzati e, infine, trasformati in una narrazione comprensibile al grande pubblico.
Questa forma di giornalismo è particolarmente efficace per trattare temi complessi, come l’economia, la sanità, la politica o l’ambiente. Permette di andare oltre le dichiarazioni, di evidenziare trend nascosti, di smascherare incongruenze nei dati ufficiali e di rendere trasparenti fenomeni sociali spesso poco visibili.
Un nuovo mestiere tra giornalismo e analisi
Il data journalist non è un semplice scrittore di articoli, ma una figura ibrida. Deve saper cercare e scaricare dataset, leggerli con occhio critico, pulirli da errori e incongruenze, organizzarli per trarne significato, e infine raccontarli in modo accessibile. È un lavoro che richiede metodo, pazienza, rigore, ma anche creatività narrativa. L’informazione non è più solo nella dichiarazione di un politico, ma nel file Excel pubblicato da un ministero, in una tabella statistica, in un report sanitario.
Per affrontare queste sfide, il giornalista deve dotarsi di strumenti adeguati. E tra questi, Excel rappresenta ancora oggi uno degli strumenti di base più utili e diffusi per chi si occupa di dati.
Perché Excel è (ancora) uno strumento fondamentale
Excel è spesso sottovalutato, perché visto come un software per contabili o impiegati d’ufficio. In realtà, per un giornalista, saper utilizzare Excel significa essere in grado di aprire file .csv, esplorare grandi quantità di informazioni e cercare le storie che i dati raccontano. Si può ordinare, filtrare, raggruppare, calcolare medie, confrontare tendenze, creare tabelle pivot e generare grafici dinamici.
Con Excel, ad esempio, si può analizzare un database di spese pubbliche e scoprire se ci sono voci di bilancio anomale. Si possono osservare i dati sull’inquinamento e vedere se in una certa zona i livelli superano le soglie consentite. Si possono confrontare i risultati elettorali tra diverse regioni o negli anni per tracciare mutamenti politici. Il valore di Excel non è solo nella sua capacità di calcolo, ma nella facilità d’uso e nella versatilità.
Le competenze richieste ai nuovi giornalisti
Non è necessario diventare analisti di dati professionisti, ma per un giornalista del XXI secolo è fondamentale avere alcune basi. Conoscere le funzioni principali di Excel, sapere come si importano dati, come si calcola una percentuale o una media mobile, come si costruisce un grafico a barre o un istogramma: tutte queste abilità migliorano il lavoro giornalistico e aprono nuove possibilità di inchiesta.
Inoltre, Excel è un ponte verso strumenti più complessi. Chi padroneggia bene Excel potrà facilmente passare a software più avanzati come Google Sheets, Tableau o linguaggi come Python e R, usati nei grandi team di data journalism.
Un esempio concreto
Immagina un giovane giornalista che riceve un file contenente l’elenco degli appalti pubblici assegnati in un anno nella propria città. Ci sono centinaia di righe, con dati su importi, vincitori, settori e date. Senza strumenti digitali, analizzare questo documento richiederebbe giorni. Con Excel, invece, è possibile filtrare per settore, calcolare quali aziende hanno ricevuto più fondi, creare una classifica, verificare se ci sono collegamenti con precedenti indagini o articoli.
Da qui può nascere un’inchiesta originale, basata su fatti verificabili, che può avere un grande impatto pubblico. Questo è il potere del data journalism: portare alla luce ciò che i dati, da soli, non dicono esplicitamente.
Data journalism e trasparenza
Il data journalism ha anche un valore civico. Rende l’informazione più trasparente, controllabile, partecipata. Se un giornalista mostra le fonti dei dati, il lettore può verificarle, confrontarle, approfondire. Il pubblico viene così coinvolto in modo più attivo e consapevole. In un’epoca segnata da fake news e manipolazioni, lavorare sui dati in modo rigoroso è anche una forma di difesa della verità.
Inoltre, i governi e le istituzioni producono sempre più dati aperti, consultabili da tutti. Il giornalista che sa muoversi tra i portali open data ha a disposizione un tesoro di informazioni che aspetta solo di essere interpretato.
Conclusione
Il giornalismo sta cambiando, e con esso cambiano anche gli strumenti del mestiere. Excel, spesso trascurato, è oggi uno degli alleati più preziosi per chi vuole fare inchieste basate sui dati, raccontare la realtà in modo solido e credibile, scoprire storie nuove partendo dai numeri. Il data journalism non è una moda passeggera, ma un’evoluzione naturale del mestiere. E chi oggi studia per diventare giornalista, deve sapere che saper scrivere bene non basta più: bisogna anche saper leggere i dati. Perché dietro ogni tabella c’è una storia che aspetta solo di essere raccontata.